lunedì 7 novembre 2011

Lettera di una madre ad un figlio

Lettera di una madre al proprio figlio:
Se un giorno mi vedrai vecchia: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo. Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose … non mi interrompere … ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finche’ non ti addormentavi. Quando non voglio lavarmi... non biasimarmi e non farmi vergognare … ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perche’ non volevi fare il bagno. Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc. Quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso … dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire ….. la cosa piu’ importante non e’ quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li vicino pronto ad ascoltarmi. Quando le mie povere gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi. Quando dico che vorrei essere morta … non arrabbiarti un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive. Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada. Dammi un po’ del tuo tempo, dammi un po’ della tua pazienza, dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto per te. Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te. TI AMO FIGLIO MIO E TI AMERO’ X SEMPRE, anche se mi ignorerai...

1 commento:

  1. Quando Isabel, la mia collega educatrice mi ha sottoposto la lettera di questo scritto, che qualunque madre del mondo avrebbe potuto scrivere al proprio figlio, ho provato un grande sconcerto ed una profonda comprensione. La mia non è più una età verdissima ed anche se mi misura segnali del mio personale invecchiamento incominciano a condizionareil mio stile di vita e questo devo confesare mi crea qualche problema. Lo sfogo doloroso di questa anziana madre cosi semplice ma cosi sofferto nell'evidenziare gli sfoghi dell'età senile mi hanno fatto pensare a tutte le persone anziane che hanno attraversato la mia vita in questi anni lasciandomi un bagaglio prezioso.
    Ricordo tutti quelli che lamentavano la gravità di rinuncie, quelli che non si consegnavano ad un luto, quelli che si vergognavano per la mancanza di legami affettivi, pur non volendo prendere consapevolezza dell'abbandono da parte dei propri cari. Ricordo una donna bellissima che non riusciva ad accettare la decadenza del proprio corpo e lo considerava straneo da se, e di un'altra che aveva trasformato la sua sofferenza per la disabilità in una lamentosità cosi pervasiva che metteva a dura prova la pazienza di tutti noi operatori. E quel vecchio dirigente delle poste che piangeva disperato ad ogni macchia sulle sue immacolate camicie che puntualmente si faceva a causa di un parkinson, aveva compromesse tutte le sue abilità manuali. E quella vecchina minuta e gracile che in una mostra snervante ripeteva continuamnte nome e cognomi di persone a lei conosciute alle quale non riusciva più ad associare un volto, un ricordo, un legame affettivo a causa di un aperdita di memoria.
    Concludo questo viaggio della memoria con un'affermazione; ogni madre bisognosa e sofferente dovrebbe avere il coraggio di scrivere una lettera al proprio figlio ed ogni figlio dovrebbe avere la pazienza di leggerla

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